La bicicletta torna di moda, per lavoro o per scuola

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In sella alla bicicletta per andare a lavoro o a scuola

In sella per lavoro o per la scuola: la bicicletta torna di moda

Hai mai utilizzato la bicicletta per lavoro? No, non mi riferisco alla carriera da ciclista professionista, né a quella di noleggiatore, bike sharing, operatore di risciò o guida turistica. Intendo se hai mai adoperato, o pensato di usare la bicicletta come mezzo di trasporto per andare al lavoro. Una volta, prima della motorizzazione, era un’alternativa economica al cavallo, in città come in campagna. Da allora la due ruote è sopravvissuta nei desideri dei più piccoli (prima che il compimento del 14° anno d’età faceva insorgere il bisogno del motorino) e nello sport. Al massimo durante le vacanze al mare, a noleggio, o per qualche sgambata domenicale.

Negli ultimi tempi, però, i pedali stanno conoscendo una nuova giovinezza come mezzo di locomozione alternativo. Nelle città principali e quelli più bike friendly si sono diffusi i così detti bike sharing, stazioni dove è possibile prelevare la due ruote e, dopo l’utilizzo, lasciarla. Il tutto vigilato da telecamere e dalle schede magnetiche personali. In genere è un servizio utilizzato dai turisti o dai residenti che devono compiere modesti spostamenti intracittadini, tra due zone servite dalle stazioni di bike sharing.

Il bike to work

Anche i pendolari stanno riscoprendo le due ruote grazie all’integrazione tra biciletta e mezzi pubblici. Questa integrazione è per lo più di natura regolamentare: gli esercenti il servizio pubblico di trasporto, cioè, hanno aperto i propri mezzi all’accesso dei mezzi a pedali. Nelle grandi città il sistema dei trasporti pubblici si sta organizzando per consentire l’accesso delle biciclette dentro i bus o in metropolitana. Generalmente questa facoltà prevede delle limitazioni per orario (in genere si esclude quello di punta) o per tipologia di bike (accesso limitato ai soli modelli pieghevoli), e può prevedere una tariffa. A Roma, per esempio, le biciclette pieghevoli possono entrare nella metro (da chiuse, ovviamente), senza che il proprietario debba pagare un biglietto (oltre il proprio). Per incentivare la combinazione mezzi pubblici + bike la Ragione Lazio prevede l’erogazione di contributi per l’acquisto di bici pieghevoli in favore dei titolari di abbonamenti annuali.

La combinazione tra mezzi pubblici e due ruote è fondamentale alla diffusione del concetto del bike to work, cioè, banalmente, dell’uso della bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro, in quanto treni, metro e autobus ampliano le distanze che il ciclista per lavoro può compiere in tempi ragionevoli. Ma è anche il sistema di trasporto pubblico che beneficia di questa possibilità, in quanto la bicicletta può risolvere piccole criticità della rete pubblica (pensa alle zone servite da corse circolari, dove per raggiungere la tratta finale, non distante dal punto di partenza, bisogna percorrere l’intera linea).

Il bike to school

Pensa a quanto potrebbe migliorare la situazione del traffico nella tua città, in determinati orari, se i genitori smettessero di accompagnare i figli a scuola. Il bike to school nasce anche per questo: si tratta, come avrai già intuito, dell’uso della bicicletta, da parte dei ragazzi, per andare e tornare da scuola. Rispetto al bike to work, il bike to school non è un’iniziativa privata del singolo, ma un servizio organizzato, spesso al di fuori dei percorsi istituzionali. Su iniziativa di gruppi di genitori negli ultimi anni (dopo il 2010) le principali città italiane (ma lo stesso è avvenuto all’estero) hanno visto gruppi di bambini, guidati da uno o più adulti, che la mattina si recavano a scuola seguendo dei percorsi prestabiliti, a mo’ di linee.

La particolarità del bike to school (e in questo ricalca iniziative come il Piedibus) è questa: i ragazzi si muovono seguendo orari e percorsi, come una linea del bus, con orari, sue fermate e il capolinea (la scuola). La prima esperienza italiana è stata a Roma, organizzata interamente dai genitori delle 4 scuole coinvolte: successivamente si è diffusa a Milano, Venezia e altre città grazie all’intervento istituzionale (in alcuni casi anche sfruttando i fondi comunitari).

Per ulteriori informazioni visita: www.biketoschool.it

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