Filiera produttiva: organizzazione e processo

Processo e organizzazione di una filiera produttiva
Processo e organizzazione di una filiera produttiva

Da molti anni si discute come debba essere definito il termine “filiera”. Il termine filiera può essere utilizzato per descrivere un processo che tende alla integrazione in sequenza, per portare un prodotto dal campo alla tavola del consumatore finale. E’ un processo che, partendo dalla decisione di produrre, arriva, attraverso un numero più o meno consistente di fasi, a vendere sul mercato un prodotto finito, che consente di remunerare al meglio i diversi fattori che apportano valore all’intero processo.

Per quanto riguarda la produzione agroalimentare il termine filiera è particolarmente importante, perché può consentire di accordare i vari momenti che concorrono al prodotto finito, e a ripartire secondo gli apporti forniti, i benefici su tutti i momenti della produzione in modo razionale e proporzionato.

 

L’esperienza tradizionale, della libera iniziativa e anche quella recente, invece, tende a deprimere le prime fasi del processo a favore delle fasi finali: in pratica, le fasi di lavorazione industriale e di commercializzazione tendono ad attribuirsi la maggior parte dei benefici a scapito della materia prima e delle prime lavorazioni.

Produzione di pane in una filiera produttiva

Produzione di pane in una filiera produttiva

In termini operativi, le fasi di un processo in filiera sono:

  1. la produzione della materia prima;
  2. la lavorazione della materia prima per ricavare ed ottenere un prodotto adatto al consumo umano;
  3. i servizi per qualificare il prodotto;
  4. la ricerca scientifico-tecnologica che tende a migliorare la materia prima in varie forme e sotto varie aspetti;
  5. la fase logistica per rendere il prodotto meglio e più rapidamente trasportabile verso i mercati; la più idonea conservazione del prodotto, soprattutto di quello sottoposto a lavorazione;
  6. le fasi di commercializzazione che individuano e scelgono i mercati, dove il prodotto può essere meglio apprezzato, e quindi, mirano a massimizzare il suo valore.

Il primo risultato dell’operare in filiera è quello di consentire, da un lato, di massimizzare il valore economico del prodotto sul mercato, riducendo le diseconomie dei passaggi fra le varie fasi, dall’altro, di assicurare a ciascuno dei momenti del processo produttivo una ripartizione dei benefici proporzionata ai rischi.

In sintesi, se la gestione di una filiera comporta certamente un maggiore impegno rispetto alla cessione della materia prima, essa assicura ai produttori agricoli un beneficio interessante, ripartendo il rischio e il profitto sull’insieme delle fasi del processo.

La comprensione di questa fondamentale differenza ha una importanza di rilievo tale da segnare una figura assolutamente nuova e diversa dell’operatore agricolo, soprattutto se esso partecipa direttamente e attivamente alla comprensione e alla necessità di gestione del processo di filiera. La comprensione del concetto di filiera, la sua assimilazione nei comportamenti e la partecipazione alla sua gestione applicativa, costituiscono un momento culturale che definisce una differenza nel modo di produrre e nel modello di comportamento professionale. Il modello di comportamento richiesto dalla filiera determina la capacità di estendere l’interazione con un numero ampio di soggetti.

I rapporti sono regolati, oltre che da regole informali e tacite, anche da regole e da contratti formali, che permettono di abituare al rispetto delle regole e di dare ai rapporti di fiducia tempi di maggiore durata.

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